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Lavoro manuale: i benefici dimenticati

E’ un dato di fatto: non usiamo le mani o per lo meno la maggior parte di noi, con le mani, non fa abbastanza.

Mi riferisco ai numerosi di noi che sono stati educati a pensare che l’autostima e l’indipendenza economica si guadagna solo se si riesce nello studio e poi si consegue un titolo accademico. Segue, nei casi più fortunati, un buon impiego in un ufficio, dove si va per almeno 8 ore al giorno, 5 giorni su sette, 11 mesi su 12 vestiti in tailleur o giacca e cravatta.

Oggi questo modello ‘ideale’ di sviluppo e crescita personale è in seria difficoltà. La crisi economica e la diffusione dei robot, ci fornisce la straordinaria opportunità di riflettere sui nostri percorsi di apprendimento e istruzione per arrivare a riconsiderare con maggior consapevolezza l’intero paradigma di sviluppo socio-economico. 

 Le mani non servono?

A molti di noi hanno insegnato a disprezzare la fatica fisica, il lavoro manuale, come se questo fosse di per sé sufficiente ad assicurarci un radioso avvenire. Ancora oggi le figure più idealizzate e promosse dai media quali icone di un sistema di civiltà e progresso sono personaggi che hanno inventato sistemi di business e comunicazione (Steve Jobs/Apple o Bill Gates/Microsoft e molti altri) che ci spingono ancora più lontano dalla realtà fisica, dalla fatica, dalla gioia della creazione personale.

Se ci allontaniamo sempre di più dai quattro elementi della terra, dimentichiamo le sue regole e le abilità per governarle con i nostri corpi e le nostre mani. Rischiamo così di essere più vulnerabilipiù dipendenti dai meccanismi della società del consumo, dove possiamo trovare tutto ciò di cui ci dicono che abbiamo bisogno.

La specializzazione del lavoro e la società dei consumi ci hanno liberato da tanti bisogni, ma ci stanno privando al contempo di fondamentali strumenti per la conoscenza di noi stessi.

Ritrovare l’equilibrio tra il fare e il pensare, tra il produrre e il consumare attraverso l’uso delle nostre capacità manuali, potrebbe essere un modo per compensare –  almeno in parte – alcune contraddizioni del nostro vivere quotidiano.

Sempre meno con le mani

Elias Canetti, nel suo libro «Massa e potere» (Adelphi), dedica alcune pagine molto interessanti alle mani.

La nostra attività di manipolazione deriverebbe, secondo lo scrittore, dal piacere che i nostri progenitori provavano a passare le dita tra i peli del corpo, proprio o altrui; un piacere di cui non si stancavano mai.

Senza questi movimenti, che duravano ore e ore, dice Canetti, non avremmo mai potuto imparare a modellare, a cucire, ad accarezzare. Gli antenati dell’uomo «hanno dietro di sé un lungo periodo di esercizi delle dita, senza i quali la nostra mano non sarebbe tanto perfezionata».

I movimenti inutili che molti di noi fanno quando giocherellano ad esempio  con pezzetti di carta o stoffa sono la memoria residua di quel passato.

Oggi noi facciamo sempre meno cose con le dita e con le mani.

Sicuramente digitiamo su varie tastiere: computer, tablet, cellulare e facciamo sempre molti gesti, ma è sufficiente?

Ecco perché Bioforme si impegna a promuovere l’insegnamento di alcune tra le arti manuali che affondano le loro radici alle origini della civiltà dell’uomo.

La lavorazione del legno è ancora un lavoro manuale. E’ un ottimo modo per risvegliare il nostro corpo, per usare le nostre mani, affinare i nostri sensi e con essi le nostre capacità creative, inesauribili fonti di soddisfazione, benessere e gioia.

Sempre con le mani. Per difendere la nostra umanità.

 

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