di  Fabrizio de André

Maria nella bottega del falegnameIn questo blog dove si parla anche di falegnami, falegnameria e lavorazione del legno, rendiamo omaggio a un grande artista italiano che ha dedicato una delle sue meravigliose canzoni – Maria nella bottega del falegname – proprio al falegname più famoso della storia antica.

«È un dialogo tra Maria, il falegname e la gente. Il ritmo è cadenzato e monotono, così che trasmette l’idea del battere del martello del falegname […]. L’orizzonte è universale e il lavoro del falegname diventa una lente attraverso la quale si vedono le ingiustizie e gli orrori delle guerre (“Falegname costruisci le stampelle / per chi in guerra andò? / Dalla Nubia sulla mani a casa ritornò”). Alla fine il legno sembra quasi prendere vita e comincia a parlare per raccontare le storie e tragedie che si consumano su di esso. Si raggiunge l’apice quando il falegname svela a Maria che una delle tre croci che sta preparando sarà usata per crocifiggere suo figlio. La canzone riprende così la devozione, viva in tutto il mondo cristiano, per la croce. Il falegname non viene mai chiamato per nome: potrebbe essere un qualsiasi falegname e non necessariamente Giuseppe. D’altra parte questi non sarà più nominato nell’album e resterà una figura di secondo piano: un vecchio al quale è stata affidata la persona sbagliata al momento sbagliato, ma capace di accettare la cattiva sorte con tenerezza e bontà
[Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 66-67]

 Testo

Maria:
“Falegname col martello
perché fai den den?
Con la pialla su quel legno
perché fai fren fren?
Costruisci le stampelle
per chi in guerra andò?
Dalla Nubia sulle mani
a casa ritornò?”

Il falegname:
“Mio martello non colpisce,
pialla mia non taglia
per foggiare gambe nuove
a chi le offrì in battaglia,
ma tre croci, due per chi
disertò per rubare,
la più grande per chi guerra
insegnò a disertare”.

La gente:
“Alle tempie addormentate
di questa città
pulsa il cuore di un martello,
quando smetterà?
Falegname, su quel legno,
quanti corpi ormai,
quanto ancora con la pialla
lo assottiglierai?”

Maria:
“Alle piaghe, alle ferite
che sul legno fai,
falegname su quei tagli
manca il sangue, ormai,
perché spieghino da soli,
con le loro voci,
quali volti sbiancheranno
sopra le tue croci”.

Il falegname:
“Questi ceppi che han portato
perché il mio sudore
li trasformi nell’immagine
di tre dolori,
vedran lacrime di Dimaco
e di Tito al ciglio
il più grande che tu guardi
abbraccerà tuo figlio”.

La gente:
“Dalla strada alla montagna
sale il tuo den den
ogni valle di Giordania
impara il tuo fren fren;
qualche gruppo di dolore
muove il passo inquieto,
altri aspettan di far bere
a quelle seti aceto”.