Sul disegnare

Ci sono aspetti della pratica del disegno che è molto difficile illustrare.

Nei corsi di disegno che si svolgono a Milano presso la sede di Bioforme, il Maestro Jurek Sztekiel si sofferma spesso sull’importanza del guardare e sulla qualità che l’osservazione deve avere.

Mi sono imbattuto in questo breve scritto pubblicato all’interno del libro Sul disegnare di John Berger, edito da Libri Scheiwiller. Credo che riassuma in modo esemplare un aspetto tra i meno noti, ma più affascinanti della pratica del disegno.

Il farsi di un’immagine comincia interrogando le apparenze e  tracciando dei segni. Ogni artista scopre che il disegno – quando è un’attività necessaria – è un processo a doppio senso. Dise­gnare non è solo misurare e annotare, è anche ricevere. Quando l’intensità dello sguardo raggiunge un certo grado, diventiamo consapevoli che un’energia altrettanto intensa viene verso di noi, attraverso l’apparenza di quello che stiamo scrutando. L’intera opera di Giacometti ne è la dimostrazione.

L’incontro di queste due energie, il loro dialogo, non ha la forma della domanda e risposta. E un dialogo feroce e inarti­colato. Sostenerlo richiede fede. E’ come scavare nelle tenebre, sotto l’apparente. Le grandi immagini si manifestano quando i due tunnel si incontrano e combaciano alla perfezione. A volte, quando il dialogo è rapido, quasi istantaneo, è come se qualcosa fosse stato lanciato e afferrato al volo.

Non do nessuna spiegazione a questa esperienza. Credo sem­plicemente che pochissimi artisti ne negheranno la realtà. È un segreto professionale.”

[tratto da Sul disegnare di John Berger ed. Libri Scheiwiller]